il territorio e l'ambiente

Spesso siamo stati custodi disattenti di un emozionante patrimonio con il quale oggi viviamo.
Dobbiamo fare ogni sforzo per trasmettere integra alle generazioni future questa straordinaria bellezza ereditata


La Sicurezza

Lo sviluppo di una comunità non può essere disgiunto dal territorio di appartenenza, inteso non solo come risorsa economica da sfruttare, ma anche come bene culturale ed ambientale da salvaguardare.
I disastri, verificatesi a seguito di eventi meteorologici e sismici, hanno causato effetti devastanti in Sicilia e nel resto del Paese.
Un patrimonio continuamente a rischio di scomparsa per l’incuria, per la scarsa attenzione o per l’incapacità decisionale delle strutture preposte alla salvaguardia del territorio.
Da Giampilieri a Saponara e alle Cinque Terre, si sono abbattuti eventi distruttivi che hanno causato vittime e, assieme alle colate fangose, hanno portato via risorse economiche e possibilità di impiego in una Italia sempre più affamata di posti di lavoro.
I cambiamenti climatici, poi, l'urbanizzazione non sostenibile e l’abbandono delle campagne sono altrettante cause di rischi di calamità e di degrado dell’ambiente.

La prevenzione
Si avverte la esigenza di puntare sulla prevenzione attraverso lo studio e la conoscenza del territorio, al fine di individuare le zone soggette ai rischi e le cause dei fenomeni calamitosi e, di conseguenza, determinare percorsi nelle componenti di sostenibilità ambientale, socioeconomiche, amministrative e tecniche.
Una conoscenza, in altri termini, finalizzata alla salvaguardia delle persone e dei beni, volta a garantire il contesto sociale inteso nella sua globalità (valori, economia, qualità della vita).
Per il raggiungimento di questo obiettivo è necessario che i comuni predispongano un piano comunale dei rischi, dal quale potere estrarre i dati per creare una banca dati centralizzata ed effettuare il monitoraggio delle zone sensibili, al fine di poter avere puntuale conoscenza del processo evolutivo dei fenomeni e, conseguentemente, individuare li interventi di salvaguardia e di prevenzione.
Contenuti del piano e della banca dati da mettere in rete:
  territorio: riferimenti territoriali, coordinate georeferenziate, strumenti di programmazione;
  rischio: idraulico, frana, ambientale, fattori di contaminazione, sismico;
  coinvolgimenti: edilizia pubblica, edilizia privata, reti, popolazione;
  monitoraggio: con strumenti di rilevamento dei rischi e della loro evoluzione dinamica.

 Documento   in questo documento sono sviluppati alcuni appunti per lo sviluppo del progetto "Sicurezza del territorio e rischi ambientali"


Il ruolo dei Comuni
Il Comune ha la titolarità del governo del territorio. Appare logico, pertanto, individuare in esso il soggetto che deve studiare i fattori di rischio, effettuare il monitoraggio ed il controllo preventivo dei fenomeni al fine di tutelare l’incolumità pubblica ed arginare eventi di dissesto e/o di degrado.
In tale contesto i Comuni, saranno chiamati a svolgere un altro ruolo importante, quello della promozione dello sviluppo, perchè essi meglio di altri soggetti sono in grado di definire i criteri delle relazioni tra pubblica amministrazione, soggetti privati e tessuto sociale.
Nel loro ruolo istituzionale entra anche a pieno titolo la promozione del project financing al fine di recuperare risorse private per la realizzazione di infrastrutture necessarie allo sviluppo del territorio.
La promozione di investimenti privati, in un’ottica di sostenibilità economica ed ambientale, la valorizzazione del territorio, del patrimonio culturale e paesaggistico rappresentano risorse preziose per promuovere investimenti e rilanciare l’economia
Così, una più funzionale riorganizzazione comunale, da una parte, e le sinergie tra pubblico e privato, dall’altra, rappresentano la sfida che può trasformare i Comuni in “motori di sviluppo”.


Se è vero che lo sviluppo ha bisogno di risorse, è altrettanto vero che la crescita deve tenere conto dei limiti imposti dalla fragilità del territorio e dei rischi ad essa connessi.
La esigenza di tutelare l’incolumità pubblica viene avvertita dai Cittadini come percezione di un diritto che non può essere più eluso.
La definizione normativa non basta, anche perché esiste e il più delle volte non viene rispettata, di conseguenza lo sforzo degli Enti pubblici si esaurisce nella stesura formale di un semplice elenco di opere da realizzare.
Nell’opinione pubblica cresce sempre più la necessità di voltare pagina e puntare sulla salvaguardia degli ecosistemi naturali quali fonti di soluzioni praticabili e come fattore di stimolo per lo sviluppo economico del territorio.
In tale ottica, le sinergie tra Stato, Regioni, Enti locali, Università ed altri soggetti pubblici e privati possono sperimentare strumenti efficienti di salvaguardia dell’ambiente e creare i presupposti per promuovere investimenti sul territorio, “strategici” per il rilancio dell’economia locale.

Gli obiettivi
Gli obiettivi sono rivolti all’individuazione di percorsi finalizzati alla salvaguardia del territorio, delle persone e dei beni, ed anche volti a garantire il contesto sociale inteso nella sua globalità (valori, economia, qualità della vita).
Di seguito gli obiettivi che il progetto si prefigge di raggiungere.
  Definire una governance per un approccio tecnico-amministrativo integrato nella pianificazione del territorio e nella gestione dei piani di rischio. Programmazione articolata e coordinamento;
  Sviluppare una piattaforma avanzata per lo studio delle caratteristiche fisiche del territorio e condurre un’analisi dei fenomeni di rischio o pericolo, individuarne le cause e predisporre un piano comunale di mitigazione;
  Studiare e sperimentare strumenti idonei per gli interventi di prevenzione e per la protezione della salute pubblica;
  Individuare una nuova più efficiente metodologia per la riqualificazione ambientale di tutti i corsi d’acqua e studiare metodi innovativi per rimpinguare le falde da attingere ;
  Predisporre modelli di analisi standard di approfondimento dei dissesti per le categorie professionali (ingegneri, urbanisti, architetti, naturalisti), al fine di uniformare le collaborazioni di lavoro con i Comuni e le autorità idrauliche.
  Promuovere sinergie pubblico-privato e realizzare interventi finalizzati a logiche di sviluppo sostenibile (green economy, agricoltura biologica, agriturismo);
  Predisporre un corso di formazione e prevenzione per funzionari degli uffici tecnici comunali.  


La formazione;
Se i Comuni hanno la titolarità nella gestione del territorio, allora bisogna guardare la qualità delle risorse umane di cui dispongono
È notorio che gli uffici tecnici comunali sono costretti ad operare tra inadeguatezze di strutture che, sommate alla carenza di esperienza e di competenze specialistiche, trovano difficoltà a governare fenomeni di dissesto.
In tal senso è necessario realizzare una attività di formazione per fornire un valido supporto all’azione di prevenzione e dotare gli uffici di specifiche attrezzature di controllo ed anche di collegamento per lo scambio di documenti tra Comuni, Regione, Università ed altri centri di ricerca o decisionali.
In tale contesto il ruolo delle Università è innegabile.
Pertanto saranno invitate alcune Università a predisporre, d’intesa con altri enti, una offerta formativa, riservata a tutti coloro che espletano attività lavorativa negli uffici tecnici degli enti locali e della Regione:
Le Università non si limiteranno a fornire la propria disponibilità ad organizzare l’attività formativa, ma effettueranno una attività di ricerca e sperimentazione di modelli organizzativi adeguati e tecniche operative funzionali alla prevenzione e controllo dei rischi.

 

I rifiuti

Per molto tempo i rifiuti, esplosi con l’apertura dei mercati e l’avvento del consumismo, hanno costituito un problema e continuano ad esserlo ancora oggi.
A partire dagli anni ’70 prende vigore la soluzione dell’incenerimento e questa scelta si impose fino a quando la parola diossina, scaturita dall’incidente ICMESA di Seveso, non evocò una reazione di rigetto.
L'allarme crebbe ulteriormente allorché alcuni ricercatori olandesi segnalarono la presenza di diossine negli effluenti di inceneritori di rifiuti urbani.
Stessa sorte è toccata alle discariche, più o meno controllate, da quando le più avanzate ricerche scientifiche le hanno messo in correlazione con alcune patologie tumorali e con malformazioni congenite.
Oggi, con una opinione pubblica ben consapevole dei rischi per la salute, l’approccio corretto guarda ai rifiuti come risorsa e punta alla raccolta differenziata ed al suo recupero.
Anche le condizioni tecniche ed economiche (oltre che storiche) sono andate progressivamente modificandosi ed hanno portato ad una evoluzione del concetto di smaltimento.
Soprattutto sono cambiati gli scenari ed i problemi travalicano i confini regionali per collocarsi in un contesto sempre più ampio, con una normativa europea comune ai vari Stati membri ed un quadro giuridico studiato in modo da proteggere l’ambiente e la salute umana.
La legislazione europea non si limita a stabilire una gerarchia di attività: prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero per altri scopi, come l’energia e lo smaltimento, ma sottolinea l’importanza di adottare adeguate tecniche di gestione volte a ridurre le pressioni sulle risorse e a migliorare il loro uso.
La gestione dei rifiuti diventa, quindi, attività di pubblico interesse e persegue una elevata protezione dell’ambiente tenendo conto della specificità dei rifiuti.
In tale quadro, anche in Sicilia vanno rivisti, con il contributo di supporti qualificati, i processi di gestione dei rifiuti nonché i modelli ed i protocolli da applicare alle strutture operative che operano sul campo.
I rifiuti sono un tema talmente importante per la salute dei cittadini che è da scellerati lasciare spazio all’improvvisazione.
La Sicilia, inoltre, ha ereditato dall’”Antico regime” circa 400 discariche realizzate con procedure in deroga alle norme di legge. Tali impianti sono stati definiti dagli studiosi delle vere e proprie bombe ecologiche.

Proposta
  Definire un approccio metodologico di sistema integrato: prevenzione, raccolta, riutilizzo, riciclaggio, recupero per altri scopi come l’energia e lo smaltimento;
  individuare modelli e procedure idonei al raggiungimento degli obiettivi;
  Predisporre un piano di recupero e di risanamento dell’ambiente ed anche un
  piano di sorveglianza epidemiologica per le popolazioni residenti nelle vicinanze delle vecchie discariche e degli impianti più recenti.




 

LE ACQUE

La pressione sui molteplici usi delle risorse idriche, quali l’estrazione e l’utilizzo di acque per uso potabile da una parte e lo scarico di acque reflue dall’altra, ha messo in evidenza la necessità di strategie di gestione sempre più basate su metodi scientifici di accertamento e di predizione.
Inoltre, l’incrementata domanda delle risorse idriche e la necessità di assicurare la buona qualità delle acque impongono problemi di non semplice soluzione sia agli studiosi ed ai ricercatori, sia ai Comuni e alle autorità idrauliche, sia ai gestori delle reti idriche.
Peraltro è da sottolineare che da parecchi decenni, a livello di corsi di studi universitari, si sono sviluppati approcci di gestione delle risorse idriche e di tecniche di controllo dell’inquinamento fino alla nascita di discipline scientifiche quali l’ecologia applicata, l’ingegneria sanitaria, l’ingegneria ambientale e tante altre.
A livelli più avanzati altre tecniche di analisi di sistema vengono spesso utilizzate facendo ricorso alla modellazione matematica del destino ambientale degli inquinamenti e dei fattori economici coinvolti nel controllo degli inquinamenti.
Questa premessa appare necessaria per potere meglio chiarire come l’uso delle risorse idriche sia subordinato alla qualità delle acque per le quali sono richieste particolari requisiti chimico-fisici sulla base dei quali l’uso è dannoso per la popolazione e per l’ambiente.
È noto a tutti, è scientificamente dimostrato e i dati del Ministero della sanità sono allarmanti come l’assunzione di acqua proveniente da sottosuolo dove sono presenti tracce di inquinamento possa causare gravi malattie, anche tumorali, e morti.
Il Ministero della salute quantifica in 6 milioni le persone esposte al rischio di “cancro alla tiroide e tumore alla mammella che possono essere innescati appunto da metalli pesanti e ioni radioattivi” nelle Regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia.
Allora, con questi scenari, la cautela non è mai troppa, l’approccio deve essere scientifico e non si possono prospettare soluzioni improvvisate.
In Sicilia intendiamo partire dagli impianti di depurazione, sia comunali che industriali, in modo da essere funzionali agli obiettivi civili che valorizzano la qualità della vita nelle aree urbane e nello stesso tempo possono garantire la protezione dell’ambiente, con riguardo alla salvaguardia dei corsi d'acqua e del mare lungo le coste.

Proposta
  In un contesto di revisione del piano di risanamento delle acque e con l’apporto delle competenze scientifiche da individuare nelle Università che su tale tema si sono maggiormente distinte per risultati di ricerca, predisporre un check-up degli impianti di depurazione per accertare la qualità delle acque;
  In relazione ai risultati di verifica, riconsiderare il piano di risanamento delle acque con riferimento al bacino imbrifero del corpo idrico , piuttosto che all’area amministrativa